domenica 29 dicembre 2019

Philip K. Dick: il genio della fantascienza


Philip Kindred Dick (Chicago16 dicembre 1928 – Santa Ana2 marzo 1982) è stato uno scrittore statunitense.
La sua fama, in vita esclusivamente noto nell'ambito della fantascienza, crebbe notevolmente presso la critica e il grande pubblico dopo la sua morte, in Patria così come in Europa (in Francia e in Italia negli anni ottanta divenne un vero e proprio scrittore di culto, anche in seguito al successo del film Blade Runner del 1982, liberamente tratto dal suo romanzo Il cacciatore di androidi), venendo dunque ampiamente rivalutato come un importante autore postmoderno, precursore della corrente artistico-letteraria dell'avantpop. Gli sono stati dedicati molteplici studi critici che lo collocano ormai tra i classici della letteratura contemporanea.[1]
Temi centrali dei suoi visionari racconti e romanzi, per molti aspetti antesignani delle atmosfere tipiche del cyberpunk, sono i molteplici processi manipolativi del tessuto sociale da parte delle strutture di potere, la simulazione e dissimulazione della realtà, la comune concezione del "falso", l'assuefazione alle sostanze stupefacenti e i disturbi psichici a essi correlati, e l'indefessa indagine gnostico-mistica del divino.
Dick è oggi considerato uno dei più importanti e innovativi autori di fantascienza e, più in generale, uno dei più grandi scrittori della letteratura statunitense del secondo dopoguerra; le sue opere sono caratterizzate da un'inquieta indagine sui temi della realtà (con riprese originalissime delle riflessioni filosofiche sull'ontologia), della simulazione e del falso, della teologia cristiana (in special modo la meditazione paolina e luterana, ma soprattutto di origine gnostica), della storia e della società degli Stati Uniti, e più in generale su quel nodo di idee e problematiche noto come postmoderno o tardo capitalismo.

A partire dalla metà degli anni cinquanta Dick incominciò a scrivere romanzi, anche in ragione del successo di vendite della sua prima opera narrativa lunga, Il disco di fiamma (1955); ma è negli anni sessanta che crea capolavori considerati oggi pietre miliari della letteratura contemporanea e non solo fantascientifica, come La svastica sul sole (The Man in the High Castle nell'originale, pubblicato anche come L'uomo nell'alto castello), una distopia che raffigura un mondo dove gli Alleati hanno perso la seconda guerra mondiale, dominato da nazismo e imperialismo giapponese; l'allucinato Le tre stimmate di Palmer Eldritch (prefigurante tra l'altro, in qualche misura, i giochi di ruolo e la loro diffusione); il geniale e a suo modo epico Noi marziani; la complessa allegoria sociopolitica de I simulacri e il famoso Il cacciatore di androidi, che ispirò il film culto Blade Runner.
È del 1969 il romanzo Ubik, probabilmente il capolavoro di Dick, che non a caso dedicò l'opera al suo antico mentore Anthony Boucher, nel quale si manifestano tutte le sue affinità con gli scrittori postmoderni più prestigiosi (da Heller a Vonnegut a Pynchon). Da questo romanzo lo stesso Dick trasse una curiosa sceneggiatura cinematografica, decisamente troppo lunga per ricavarne un film.


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