domenica 29 dicembre 2019

DINO LACANFORA: LA CURIOSITA' E' NATA INSIEME CON L'UNIVERSO

I romanzi di Dino Lacanfora sono opere “senza spazio e senza tempo” che distillano tutto ciò che può essere, pensare o sentire un essere umano, a prescindere da dove venga e da quale epoca. I tempi oggigiorno sono in continua evoluzione, i gusti e il contesto culturale cambiano sempre più velocemente, freneticamente, ma la poetica di Lacanfora sembra possedere un potere atemporale: 'parlare' direttamente al cuore dei lettori di qualsiasi età o generazione. Perché la sua scrittura affronta temi e situazioni universali, rivelando quella giostra di emozioni che appartiene, al di là del tempo, all'umana esistenza. 
E se la curiosità è nata insieme con l'universo, i romanzi di Dino Lacanfora ci conducono dritti verso l'esplorazione di quell'universo e oltre.


BIOGRAFIA DELL'AUTORE
Dino Lacanfora è uno scrittore italiano. È autore di sei romanzi: Gino Bino Brillo (2008), Le filastorpie (2009), Frankenstein Revolver (2010), La fata in calzamaglia (2011), Sex & Petrol & Rock'n'Roll (2017) Nostra Signora della Santa Morte (2018). 












Sofia Elena Roncati

Ph. Riccardo Puntillo

Philip K. Dick: il genio della fantascienza


Philip Kindred Dick (Chicago16 dicembre 1928 – Santa Ana2 marzo 1982) è stato uno scrittore statunitense.
La sua fama, in vita esclusivamente noto nell'ambito della fantascienza, crebbe notevolmente presso la critica e il grande pubblico dopo la sua morte, in Patria così come in Europa (in Francia e in Italia negli anni ottanta divenne un vero e proprio scrittore di culto, anche in seguito al successo del film Blade Runner del 1982, liberamente tratto dal suo romanzo Il cacciatore di androidi), venendo dunque ampiamente rivalutato come un importante autore postmoderno, precursore della corrente artistico-letteraria dell'avantpop. Gli sono stati dedicati molteplici studi critici che lo collocano ormai tra i classici della letteratura contemporanea.[1]
Temi centrali dei suoi visionari racconti e romanzi, per molti aspetti antesignani delle atmosfere tipiche del cyberpunk, sono i molteplici processi manipolativi del tessuto sociale da parte delle strutture di potere, la simulazione e dissimulazione della realtà, la comune concezione del "falso", l'assuefazione alle sostanze stupefacenti e i disturbi psichici a essi correlati, e l'indefessa indagine gnostico-mistica del divino.
Dick è oggi considerato uno dei più importanti e innovativi autori di fantascienza e, più in generale, uno dei più grandi scrittori della letteratura statunitense del secondo dopoguerra; le sue opere sono caratterizzate da un'inquieta indagine sui temi della realtà (con riprese originalissime delle riflessioni filosofiche sull'ontologia), della simulazione e del falso, della teologia cristiana (in special modo la meditazione paolina e luterana, ma soprattutto di origine gnostica), della storia e della società degli Stati Uniti, e più in generale su quel nodo di idee e problematiche noto come postmoderno o tardo capitalismo.

A partire dalla metà degli anni cinquanta Dick incominciò a scrivere romanzi, anche in ragione del successo di vendite della sua prima opera narrativa lunga, Il disco di fiamma (1955); ma è negli anni sessanta che crea capolavori considerati oggi pietre miliari della letteratura contemporanea e non solo fantascientifica, come La svastica sul sole (The Man in the High Castle nell'originale, pubblicato anche come L'uomo nell'alto castello), una distopia che raffigura un mondo dove gli Alleati hanno perso la seconda guerra mondiale, dominato da nazismo e imperialismo giapponese; l'allucinato Le tre stimmate di Palmer Eldritch (prefigurante tra l'altro, in qualche misura, i giochi di ruolo e la loro diffusione); il geniale e a suo modo epico Noi marziani; la complessa allegoria sociopolitica de I simulacri e il famoso Il cacciatore di androidi, che ispirò il film culto Blade Runner.
È del 1969 il romanzo Ubik, probabilmente il capolavoro di Dick, che non a caso dedicò l'opera al suo antico mentore Anthony Boucher, nel quale si manifestano tutte le sue affinità con gli scrittori postmoderni più prestigiosi (da Heller a Vonnegut a Pynchon). Da questo romanzo lo stesso Dick trasse una curiosa sceneggiatura cinematografica, decisamente troppo lunga per ricavarne un film.


Gustav Meyrink e Il Golem


Gustav Meyrinkpseudonimo di Gustav Meyer (Vienna19 gennaio 1868 – Starnberg4 dicembre 1932), è stato uno scrittoretraduttorebanchiere ed esoterista austriaco.
Ha legato il suo nome all'opera esoterica Il Golem, che riprende una vecchia leggenda ebraica di Praga.

Figlio illegittimo di un ministro del Württemberg, il barone Karl von Varnbüler, e dell'attrice Maria Meyer. Contrariamente alle voci dell'epoca, Meyrink non era di origine ebraica. Si trattò di una voce generata dall'omonimia tra il nome di sua madre e quello di una donna ebrea.[1] Meyrink crebbe con la nonna materna ad Amburgo, frequentando poi il gymnasium a Monaco e la scuola commerciale a Praga, città nella quale iniziò a lavorare come impiegato in un'azienda di esportazione.
In Il mio risveglio alla veggenza, breve brano autobiografico composto all'inizio degli anni venti, Meyrink racconta di aver avuto, fino al 1891, tre interessi nella vita: le donne, gli scacchi e il canottaggio. Colto da tedio esistenziale e da continue delusioni in campo amoroso, decise di porre fine alla sua esistenza, fino a quando, già con in pugno la sua arma, sotto la porta del suo studio venne fatto scivolare un opuscolo dal commesso di una libreria.
«Presi il fascicolo e cominciai a sfogliarlo. Contenuto: spiritismo, occultismo, stregoneria. Questi argomenti, che fino ad allora avevo conosciuto solo per sentito parlare, a tal segno risvegliarono il mio interesse, che riposi la rivoltella nel cassetto...»
Fu poi titolare del Primo ufficio del cambio cristiano, piccola banca che aprì in Piazza San Venceslao nel 1889 e che poi chiuse nel 1902.
Fallita e chiusa la piccola banca, Meyrink decise di cambiare completamente la sua attività e con essa la sua vita intraprendendo la carriera di scrittore. Dapprima iniziò a leggere un gran numero di libri sull'occultismo, preso da una ansia ardente di sapere. Desideroso di approfondire quanto appreso, iniziò a frequentare gli ambienti spiritici, ma rimase ben presto deluso dai personaggi con cui veniva a contatto. Tali frequentazioni, però, fecero emergere una capacità visionaria nascosta nella sua personalità e che lo spinse in maniera decisiva verso la carriera di scrittore.
Inizia così a usare lo pesudonimo con cui a tutt'oggi rimane noto (Meyrink): le sue prime storie sono una serie di racconti apparsi sulla rivista Simplicissimus di Monaco, raccolte successivamente in quattro volumi: WachsifgurenkabinettOrchideeDer heisse SoldatJorn Uhl und Hilligenlei, poi riuniti, insieme ad altri lavori all'epoca inediti, nei tre tomi di Des deutschen Spiessers Wunderhorn, edita sempre a Monaco nel 1913.


«Quando arriva la conoscenza, arriva anche la memoria»
(Gustav Meyrink, Il Golem)
Tutti i suoi romanzi sono intrisi di quella magia e di quel mistero che, sola fra tutte, riesce ad esprimere la città di Praga, oltre che dalle tematiche occultiste e spiritiste oggetto dello studio di Meyrink per molti anni della sua vita.
Vita caratterizzata, per larghi tratti, dalla passione, oltre che per i libri e la conoscenza, raccolta in maniera abbastanza caotica e poco sistematica, soprattutto per le donne, gli scacchi e il canottaggio. Non solo: i suoi studi e le sue opere miravano ad una conoscenza profonda di se stessi, perché solo tale conoscenza porta all'immortalità.
Dopo essersi convertito al buddhismo, Meyrink si spegne a Starnberg, nei pressi di Monaco, il 4 dicembre 1932.